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Il segno di una notte memorabile

ttttMolti conoscono una grande parte della storia di Giacobbe, ma spesso solo il lato negativo di essa. Si dice che Giacobbe nella vita sia stato un grande imbroglione, perché il suo nome significa “soppiantatore” (uno che entra al posto di un altro con mezzi sleali), ma la Parola di Dio ci spinge di credere qualcosa di diverso.

La prima cosa che penso è che Giacobbe su certe cose non ha agito a suo proprio gusto; credo invece che nel suo pensiero e nella sua mente ci fosse la promessa che Dio aveva dato alla sua mamma: che il maggiore avrebbe servito il minore, in altre parole che lui sarebbe diventato l’erede della primogenitura. A causa di questa appropriazione della primogenitura, Giacobbe è costretto a lasciare la sua famiglia; si allontana e si ferma in un luogo per pernottare all’aperto. Lì egli ha una visione particolare e fa un incontro con Dio, è lì che nasce Bethel: casa di Dio. È lì che Dio fa una promessa a Giacobbe: “Io sono l’Eterno, il DIO di Abrahamo tuo padre e il DIO di Isacco; la terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza; e la tua discendenza sarà come la polvere della terra, e tu ti estenderai a ovest e a est a nord e a sud; e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza. Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai, e ti ricondurrò in questo paese; poiché non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto” (Ge.28:13-15). E’ una promessa di benedizione divina, che per lunghi 21 anni sarà stata nel suo pensiero. Ancor prima che ci fosse la legge, Giacobbe promise a Dio che di tutto quello che Egli gli avrebbe dato, lui gli avrebbe restituito la decima. Allo scadere del lungo periodo dei 21 anni, Dio chiama Giacobbe perché ritorni a casa sua, a casa dei suoi famigliari. Giacobbe, obbediente al comando del Signore, fa ritorno alla propria famiglia. È in questo viaggio di ritorno che riceve la notizia che suo fratello Esaù sta venendogli incontro con 400 uomini; questa notizia mette in Giacobbe la paura di un terribile futuro.

Questa parte della storia nasconde una grande verità di quello che sta per venire fra breve. C’è un mutamento in questa nottata particolare di Giacobbe, una trasformazione che gli ricorderà questo combattimento, questa lotta, questo pregare a Dio, se lo ricorderà per tutta la vita. Giacobbe non dimenticherà mai più l’incontro con Dio che avvenuto a Peniel.

Perché Giacobbe va via da Labano, suo suocero? Perché lascia Labano e in un certo senso lascia un’attività, una parte della famiglia di suo suocero, lascia in un certo senso la prosperità che Dio gli aveva dato? Giacobbe se ne via soltanto per un motivo particolare; credo con tutto il cuore che questo dovrebbe essere il primo passo per la nostra vita se vogliamo vedere la prosperità.

Giacobbe obbedì alla voce di Dio; è stato Dio a comandare Giacobbe di andarsene via da Labano, è stato Dio a determinare il tempo dicendo “basta” al periodo che aveva trascorso insieme a tuo suocero, ai danni e ai soprusi ricevuti, adesso sarebbe dovuto ritornare a casa tua. Penso quale sentimento d’amore e di gioia nutrisse, pensando di dover riabbracciare i suoi genitori, e perché no anche il fratello, nonostante sapesse che il fratello che se lo avesse incontrato, lo avrebbe ucciso. Ma Giacobbe non pensa a questa cosa, sta pensando soltanto di abbracciare Dio a Bethel, lì dove aveva rizzato una stele, dove aveva cambiato il nome a quel luogo da Luz a Bethel, dove aveva detto: “Questa non è altro che la casa di Dio”. La prima tappa di ritorno verso la casa paterna, per avere questa felicità, si era fermato alla casa di Dio.

Questo dovrebbe essere anche per noi un principio fondamentale; dove troviamo la benedizione e la gioia? Si legge nel Salmo 133: “Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino assieme nell’Unità!”. La Bibbia ci parla nel N.T. dell’unità della chiesa, del suo insieme. Per Giacobbe, il primo luogo che vuole visitare è quello in cui ha incontrato per la prima volta il suo Dio, quella casa che aveva eretto per il Signore. Quando arriva in quel luogo, Giacobbe si ricorda della promessa che Dio gli aveva fatto, e dopo sente questa notizia che stava arrivando suo fratello. Immaginiamo il batticuore di Giacobbe, la paura di Giacobbe per quello che sta per avvenire nella sua vita: sarebbe finito per sempre, il futuro della sua famiglia sarebbe stato spento.

Gli anni che stiamo affrontando, specialmente per coloro che non hanno alcuna speranza in Dio, sono anni che tutti vorrebbero cancellare. La gente ha paura del futuro, pare vivere ai tempi di Giacobbe, il cui unico pensiero è: “E’ finito tutto; tutta la prosperità, quello che posseggo ormai è finito, viene la fine della mia famiglia, dei miei 12 figli, i servi, le mogli, gli animali che ho portato dietro, sarà la fine di tutto”. Giacobbe non vede una prosperità gloriosa.

Quando manca questa speranza quale potrebbe essere la nostra veduta? Quale dovrebbe essere il nostro punto d’appoggio? L’appoggio che ebbe Giacobbe! Proprio in questo tempo di paura, alla notizia di questo disastro che sta abbattendosi nella sua famiglia, egli fa due cose fondamentali: prima cerca di studiare una strategia umana per affrontare il suo futuro, con la speranza di attutire l’impatto con suo fratello; cerca di mettere da parte una parte per se e una per suo fratello. Pensa di accattivarsi il bene del fratello, ma poi pensa che tutto sommato non è una buona soluzione. Allora cosa fa? La seconda cosa più preziosa che ha potuto fare è stata invocare il nome del Signore. Giacobbe va davanti a Dio e Gli mette davanti le promesse che ha ricevuto.

Beati coloro che si attaccano alle promesse di Dio; beati quelli che si affidano alla Parola di Dio, che la ritengono la soluzione ad ogni problema spirituale, fisico, morale e materiale. Noi abbiamo in tutti i sensi la soluzione nella Parola di Dio. Giacobbe vede qui solo una promessa di Dio: “Tu mi hai detto di ritornare a casa. Tu hai pronunciato due frasi fondamentali per la mia vita; prima mi hai detto che saresti stato con me” (Ge.31:3, 13), e se Tu sei con me chi sarà contro di me? Se Tu sei il mio aiuto, chi sarà il mio nemico? Questa era una visione gloriosa. Ma la seconda frase che viene citata in Ge.32:9, “Tu mi ha detto: Io ti farò del bene”. Giacobbe aspettava dalla mano del Signore il bene promesso, in questo tempo che sembrava nero.

Cosa ci aspettiamo dal nostro futuro? La mano di Dio sarà con noi? Lui stesso sarà con noi? Lui combatterà con noi? O mettiamo davanti a Lui le nostre strategie, pensando di accattivarci il Suo benestare, dicendogli: “Ti do una parte dei miei bene perché Tu mi dai..”.

Giacobbe non ha più pace; si rende conto dell’esatta sua condizione, è tormentato dall’orrore di quanto sta per avvenire su di lui. Che cosa accadrà ai miei figli? Si rende conto di questa situazione che diventa sempre più tragica, ma alla fine c’è la risposta di Dio. Dio arriva vicino a Giacobbe, perché quando noi lo invochiamo e lo facciamo con tutto il cuore, Lui ci risponde. Quando il cuore nostro è doppio, come scrive San Giacomo: “Non pensi tale persona di ricevere da Dio”, perché non possiamo ricevere nulla da Lui con un cuore doppio, dobbiamo avere un cuore sincero per ricevere da Dio.

Lottando in questa preghiera, Giacobbe afferma: “Io voglio la Tua benedizione”. Giacobbe non voleva altro, non gl’importava più del fratello, della sua famiglia, dei beni mandati avanti a suo fratello; egli voleva la benedizione di Dio.

E tu vuoi la benedizione di Dio? Salomone afferma nel libro dei proverbi che “la benedizione dell’Eterno arricchisce ed egli non vi aggiunge alcun dolore” (Pr.22:10). Tutto quello che vogliamo aggiungere non ci porterà alcun progresso nella vita spirituale, fisica ed economica. Vogliamo la benedizione di Dio prima di ogni altra cosa nella vita; abbiamo bisogno di avere questo contatto con Dio.

Quanto tempo Giacobbe è rimasto in preghiera? Quanto tempo ha lottato per ricevere la benedizione? La Bibbia afferma: “una nottata intera”. Giacobbe fece una veglia di preghiera e combatté contro Dio e contro gli uomini, perché si legge “Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell’alba”… “Giacobbe ha lottato con DIO e con gli uomini, ed ha vinto” (Ge.32:24, 28).

È meraviglioso vedere un Dio che scende, come un uomo, trattandoci come Suoi pari; un Dio che è pronto a benedirti, che desidera la nostra fedeltà, costanza, perseveranza anche nella preghiera.

Tutta la notte Giacobbe è stato in preghiera, lottando con l’Angelo di Dio. Quale prezzo ha pagato Giacobbe, e che esperienza ha fatto quella nottata? Qual è stata quell’esperienza che lo avrebbe seguito tutti gli anni della sua vita? Davanti a Faraone affermò che i suoi anni erano stati brevi; ma in tutti i suoi anni Dio gli fu fedele: era stato soccorso, guardato, benedetto ma aveva pagato un prezzo e portava un segno nella sua vita di quella lotta.

Mi piacerebbe se una nottata di veglia avesse per noi un risultato come quello di Giacobbe; che in noi rimanga un segno da portare tutti i giorni del nostro pellegrinare sulla terra.

Giacobbe da quel momento in poi, dice la Bibbia, zoppicò all’anca. Tutti i giorni della sua vita Giacobbe ebbe bisogno di un bastone perché zoppicava a motivo della lotta e della vittoria.

La grande benedizione che Giacobbe ha avuto fu il cambiamento del nome, quel nome che trasformò la sua vita, che gli diede un altro obiettivo.

Anche noi abbiamo bisogno di lottare in preghiera per abbattere il nostro orgoglio, la superbia e per ottenere la benedizione di Dio. Il nostro unico rifugio è pregare il nostro Dio. Non spendiamo il tempo per studiare strategie contro i pericoli della vita. Riconosciamo Dio l’Onnipotente come il solutore dei nostri affanni; aspettiamo la Sua visita, non molliamo ma stiamo fermi nella fede.

Siamo disposti a pagare un prezzo per poter avere una benedizione da Dio? Vogliamo avere un segno che possa guidarci tutti i giorni della nostra vita?

Dio ci benedica e ci dia la perseveranza, perché non saremo delusi.

Past. Paolo Giovannini

Commento ( 1 )

  1. Manu says:

    Amen.

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