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Agorà, il film censurato dalla Chiesa Cattolica

agora_posterDomani sarà nelle sale spagnole, il 26 novembre in quelle israeliane e, probabilmente, a gennaio prossimo in Francia. Accompagnato da polemiche, destinato a far discutere, è il film «Agorà», del regista Alejandro Amenabar, un ritratto di Ipazia, matematica alessandrina, inventrice del planisfero e dell’astrolabio. Ma soprattutto un duro atto d’accusa contro tutti i fondamentalismi religiosi.

Hanno acquistato i diritti per farlo arrivare sul grande schermo anche a Taiwan, in Thailandia e in Grecia. In America e in Italia per il momento tutto tace. I produttori l’hanno guardato con attenzione al Festival di Cannes a maggio, quando era stato presentato fuori concorso. Poi una lunga pausa di riflessione. Così lunga e così silenziosa da aver fatto pensare a qualcosa di più di una semplice valutazione economico-aziendale. In rete hanno incominciato a circolare voci sempre più insistenti di pressioni dal mondo cattolico per evitare che il film venga proiettato nelle sale italiane.

In America, il Presidente dell’Osservatorio Religioso Anti-Diffamazione, Antonio Alonso Marcos, ha inviato una lettera aperta ad Amenabar, denunciando il film perché promuove l’odio contro i cristiani e rafforza falsi cliché sulla Chiesa Cattolica. Dal canto suo, Amenabar ha risposto che il film “non è contro i cristiani, ma piuttosto contro tutti quelli che innescano bombe e uccidono in nome di Dio, cioè i fanatici religiosi”.

La pellicola, infatti, é un ritratto di Ipazia, matematica alessandrina pagana che vive nel IV secolo dopo Cristo ad Alessandria d’Egitto, provincia di un Impero romano al tramonto dove cristiani, ebrei e seguaci del culto pagano di Serapide si massacrano a vicenda, sotto lo sguardo impassibile dei romani. A nulla vale la filosofica saggezza di Ipazia che vorrebbe fermarli. Nel film si innesta il dramma psicologico del suo schiavo Davus che deve scegliere tra l’amore per Ipazia e la libertà che potrebbe garantirgli una conversione al Cristianesimo.

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